lunedì 15 dicembre 2008

De burocratie tomo II

Ed è così che presto al mattino, tra una fitta pioggia, pozzanghere e umidità mi accingo ad accompagnare l’ufficiale del registro domiciliario, mio ultimo ostacolo verso la residenza, a controllare che davvero (!?!) viva nell’ufficio di HOYAM, la nostra controparte, a Trinidad.
Questo dopo aver passato la notte precedente a cercare d’inventarmi una camera da letto in ufficio, perchè si l’ufficio di HOYAM sarà il mio domicilio, quindi casa, quindi cucina, bagno, camera e chi più ne ha più ne metta; più che altro chi più fantasia ha mi aiuti a far sembrar sto ufficio una casa. E quindi metti quel mobile li, fai sembrare quel letto utilizzabile, metti le 3 magliette che hai stese perchè occupino più spazio nell’armadio etc etc. E bene, bagnati come pulcini arriviamo con l’ufficiale alla casa, ufficio. La sua unica domanda è questo è il tuo ufficio? Si. E ci vivi pure? Eccerto se mi permette passi passi a vedere la mia stanza da letto (la cucina neanche provo a mostrargliela perchè è vuoto tristezza). E lui non passa, appunta la sua sentenza e ciao. Passi nel pomeriggio. Le ore più lunghe della mia vita. Anche se non sembra la firma di quel minuto signore mi può risparmiare altri non so nemmeno quanti mesi di follia e soldi soldi. Non so nemmeno più quanti ne ho spesi, forse ottocento euro in totale.
E pranziamo con lo stomaco chiuso.
E beviamo una buonissima ciccia, bevanda a base di mais masticato e sputato.
E passiamo nel pomeriggio, paghiamo i rituales pesos non si capisce mai bene perchè, ed infine con gesto flemmatico ascoltiamo la risposta: tenga il suo certificato di domicilio. Quasi lacrime.
E inizia l’ultimo passo. Corri al piano di sopra, a migrazione, semi allagato perchè nella sede della polizia manca un pezzo di soffitto (!?!) attento che le pozzanghere non bagnino i sacri documenti in triplice copia per carità. E così tra pc accesi che fanno a coppia con il pavimento allagato, sborsando gli ennesimi soldi, beh signori e signore, ho un visto. Ce l’ho!! Dopo tre mesi di lotte quotidiane, di corruzione mio malgrado. Dopo tutto. Ce l-ho!! Esulto come Pessotto sapeva fare, in un mare di ragionevoli lacrime di tensione che sfuma veloce. Si, Sarò legale in Bolivia fino a Dicembre 2009.
E una persona ha il diritto di domandarsi perchè la sua vita dev’essere segnata dalla burocrazia, da migrazione, da carte che qualcun altro ha deciso lui debba avere, possedere per poter stare in qualche luogo.

La legalità...perchè se non c’avessi delle carte non sarei legale? Perchè gli esseri umani per autogovernarsi riescono a scrivere delle pagine tanto buie.

Comunque, grazie a questo visto posso andare in vacanza tranquillo, senza pensare a che diavolo succederà una volta di ritorno.

Si amici qualche giorno e me ne vado in Colombia...

A presto nuove nuove, buone nuove

mercoledì 10 dicembre 2008

De burocratiae tomo I

Amici, amiche
Dopo un pò di tempo, due o tre mesi credo, trovo dei minuti per scrivervi qualche riga.
Non mettevo mano al computer da mesi (ajajaajaj bugia), pero si verità che non m’ha dato mai il tempo per raccogliere le idee.
L’ultimo scritto credo risalga ai fatti di settembre in Bolivia, terribili atti di terrorismo cívico nei quali 15 contadini persero la vita, ne scomparsero un centinaio e si entró in una vorágine di guerra occidente-oriente che accordi politici hanno saputo calmare, certo non cicatrizzare.
Da allora che è successo, beh come sapete ho iniziato un nuovo lavoro, come rappresentante nel paese di una ong catalana, CEAM, centro studi amazzonici. Il lavoro in sé é molto interessante e stimolante, peccato non riesca a trovare il tempo per concentrarmi a sufficienza? Perché dite voi? Il caldo di Santa Cruz ti da alla testa? Macché, o almeno non è cosí drammatico. Il problema è che in questi due quasi tre mesi sto continuando instancabilmente a cercare ed ottenere certificati che serviranno poi per cercarne ed ottenerne altri che alla fine ti permetteranno di rivolgerti a migrazione per la grande sentenza: la VISA, il visto!
Insomma, sto provando sulla mia pelle le mille traversie del migrante, senza le facilitazioni che spesso lavorare con una ong comporta. Questo a parte farmi salire il nervosismo e alleggerirmi il portafoglio di forma piu o meno legale (…) mi fa pensare alle seicentomila traversie che qualsiasi immigrante che per casualità del destino non sia nato-a nella vecchia europa deve vivere se solo gli passa per la testa l’idea di conoscere un’altra parte del mondo. Si perchè come sapete nemmeno da turisti si può arrivare in Europa, bisogna chiedere il visto pure per quello.
E va beh,
Allora nell’ordine uno inizia le varie file e trafile:
Andare a immigrazione a Santa Cruz per chiedere che cosa serve per ottenere il visto d’un anno. La risposta è fai la fila e domanda, un chilometro di fila e due ore più tardi la risposta è, lei non è nella giusta fila passi all’altra.. e alla risposta ma io volevo solo un’informazione su com.. NO passi all’altra. Un’ora dopo la signorina del caso (tutte alte bionde magre e succinte – típica valorazione dell’apparenza cruceña) con sorrisi esageratamente formali mi dice d’andare da una tipa che mi spiegherà. Benissimo, altra fila aspetto, parlo capisco, servono ottantamila documenti e fotocopie, me l’aspettavo, però crollo impotente quando scopro che il visto di 3 mesi che m’avevano fatto a Barcellona, in realtà vale un mese. E qui inizia il fastidio, dico sarà che il proconsole della pippa boliviano a barcellona non sappia nemmeno quanto caspita viga (viga?!?) un visto.. va beh. Il fatto è che io ho passato le prime 3 settimane arrivato viaggiando per visitare i progetti e empaparme come dicono qui, inpatatarmi tradotto. Insomma capire che fanno, come, conoscere i soci local etc. Conscio che avrei avuto 2 mesi abbondanti.
Niente, irremovibili è un errore di Barcellona ed è molto strano che l’abbiano fatto guardandoti con sospetto (ussignuuurr n’altra volta la migra no dai calmo passerà. E passa) Come risolviamo? Beh deve ottenere un altro visto di un mese cosi in 5 settimane SICURAMENTE otterrà tutti i certificati che le servono, più o meno una dozzina, più o meno facili. Con quei certificati poi farò domanda per il visto e in due settimane avrò risposta (mmm quindi ho tre settimane, non cinque).
Perfetto, pieno d’entusiasmo (¡?!) parto alla carica, e vai con la fotocopia di qualsiasi cosa vi venga in mente, e vai con il certificado che non ho l’aids (EVVVAAAIII jajaja), e vai con il certificato che sono in salute (pur vegetariano mi mantengo bene insomma jaja) e vai con il certificato di domicilio, con quello di antecedenti penali della polizia, e vai con la legalizzazione del certificato di matrimonio vistato dal console (un cavaliere della república fascista tristissimo, zozzissimo che si voleva intrattenere a parlare di natiche delle cruceñe.. ma vaff…ah no, sono io che non capisco le battute) e da un ufficio boliviano. E già son passate tre settimane. Sicuro mi sto dimenticando un tot di certificati.
Ma veniamo al problema,
INTERPOL, che non è un problema in sè ma lo diventa quando per legge il certificato deve andaré a la paz perchè lo certifichino, e li se ne vanno tre settimane. E lo ottengo.
MINISTERO DI LAVORO ussignurrr presente il ragioner filini? Uuuuuuu dei tipi diciamo di un’apertura mentale uguale a meno dieci. Insomma niente, il contratto non me lo vogliono accettare e non me l’accetteranno mai per una piccolezza inutile, buona per filini e nessun’altro.
In tutto ciò ho già dovuto chiedere l’ennesimo mese in più di visto pagando altri 100 dollari.
E gia avro speso 500 €.
Ma ecco la genialata. Addio Santa Cruz, andiamo al Beni, paradiso dei vaccari e degli schiavisti dove vivono 4 gatti e la burocrazia sembra molto più leggera.
E andiamo allora.
Ed effettivamente vado al ministero del lavoro e senza battere ciglio mi firmano il contratto (ma dimmi tu). E vado di giubilo, INGENUO.
Vado a interpol perchè mi convalidino il certificato e oddiooo risulta che il mascalzonissimo capo di interpol a santa cruz a parte farmi aspettare tre settimane non aveva inviato il documento a la paz per farlo firmare.. sicuro si era dimenticato e quando io sono arrivato è caduto dalle nuvole e ha falsificato la firma del super capo di interpol (ommarrronnnaa). E io racconto inocente la storia e le mie supposizioni su questo tipo.. Errore quasi fatale. Risposta interpol trinidad: più che mettere in discussione la caratura di un collega mettiamo in discussione il fatto che lei lo abbia corrotto per ottenere il beneplácito di interpol (eeeeelhhhhhh ¡?!??!??! Ma porca…). E la cosa arriva direttamente ai gironi infernali quando in tono quasi supplichevole faccio sapere che mi serve sto certificato per ottenere il visto ed il 19 io esco dal paese per andaré in vacanza in COLOMBIA. Bum, finito. Baratro. Risulta che il Beni è conosciuto piu per il narcotraffico che per la vita sociale o culturale. Il tipo fa 1+1 e nada NARCOTRAFFICANTE glielo leggo negli occhi che lo sta pensando. Faccio la faccia da inocente? Mi sa che non mi riesce molto bene.
Niente annullano il certificato di santa cruz e mi dicono che posso iniziarne un altro per loro gentilezza (eeehhhh???) che piu o meno in 3 mesi lo otterrò (crocifissione immediata).
Metto in moto tutti i contatti del mondo, parlo col capo regionale della polizia come a un fratello (..maronna..) e bon, dopo ogni morte c’è la resurrezione. Arriva all’ufficio il tipo di interpol con il certificato emesso dicendo che ok me lo danno, il giorno dopo (¡?! Mah, poteri loschi immagino).
E con quel certificato vado alla polizia per ottenere il nuovo domicilio, altri novantamila certificati che incredibilmente ottengo in un giorno per gentilezza del padrone di casa. E la risposta è, domani passeremo a visitare la sua casa per controllare che ci viva veramente..

… mmmmmmm..

..To be continued..