Ed è così che presto al mattino, tra una fitta pioggia, pozzanghere e umidità mi accingo ad accompagnare l’ufficiale del registro domiciliario, mio ultimo ostacolo verso la residenza, a controllare che davvero (!?!) viva nell’ufficio di HOYAM, la nostra controparte, a Trinidad.
Questo dopo aver passato la notte precedente a cercare d’inventarmi una camera da letto in ufficio, perchè si l’ufficio di HOYAM sarà il mio domicilio, quindi casa, quindi cucina, bagno, camera e chi più ne ha più ne metta; più che altro chi più fantasia ha mi aiuti a far sembrar sto ufficio una casa. E quindi metti quel mobile li, fai sembrare quel letto utilizzabile, metti le 3 magliette che hai stese perchè occupino più spazio nell’armadio etc etc. E bene, bagnati come pulcini arriviamo con l’ufficiale alla casa, ufficio. La sua unica domanda è questo è il tuo ufficio? Si. E ci vivi pure? Eccerto se mi permette passi passi a vedere la mia stanza da letto (la cucina neanche provo a mostrargliela perchè è vuoto tristezza). E lui non passa, appunta la sua sentenza e ciao. Passi nel pomeriggio. Le ore più lunghe della mia vita. Anche se non sembra la firma di quel minuto signore mi può risparmiare altri non so nemmeno quanti mesi di follia e soldi soldi. Non so nemmeno più quanti ne ho spesi, forse ottocento euro in totale.
E pranziamo con lo stomaco chiuso.
E beviamo una buonissima ciccia, bevanda a base di mais masticato e sputato.
E passiamo nel pomeriggio, paghiamo i rituales pesos non si capisce mai bene perchè, ed infine con gesto flemmatico ascoltiamo la risposta: tenga il suo certificato di domicilio. Quasi lacrime.
E inizia l’ultimo passo. Corri al piano di sopra, a migrazione, semi allagato perchè nella sede della polizia manca un pezzo di soffitto (!?!) attento che le pozzanghere non bagnino i sacri documenti in triplice copia per carità. E così tra pc accesi che fanno a coppia con il pavimento allagato, sborsando gli ennesimi soldi, beh signori e signore, ho un visto. Ce l’ho!! Dopo tre mesi di lotte quotidiane, di corruzione mio malgrado. Dopo tutto. Ce l-ho!! Esulto come Pessotto sapeva fare, in un mare di ragionevoli lacrime di tensione che sfuma veloce. Si, Sarò legale in Bolivia fino a Dicembre 2009.
E una persona ha il diritto di domandarsi perchè la sua vita dev’essere segnata dalla burocrazia, da migrazione, da carte che qualcun altro ha deciso lui debba avere, possedere per poter stare in qualche luogo.
La legalità...perchè se non c’avessi delle carte non sarei legale? Perchè gli esseri umani per autogovernarsi riescono a scrivere delle pagine tanto buie.
Comunque, grazie a questo visto posso andare in vacanza tranquillo, senza pensare a che diavolo succederà una volta di ritorno.
Si amici qualche giorno e me ne vado in Colombia...
A presto nuove nuove, buone nuove
Questo dopo aver passato la notte precedente a cercare d’inventarmi una camera da letto in ufficio, perchè si l’ufficio di HOYAM sarà il mio domicilio, quindi casa, quindi cucina, bagno, camera e chi più ne ha più ne metta; più che altro chi più fantasia ha mi aiuti a far sembrar sto ufficio una casa. E quindi metti quel mobile li, fai sembrare quel letto utilizzabile, metti le 3 magliette che hai stese perchè occupino più spazio nell’armadio etc etc. E bene, bagnati come pulcini arriviamo con l’ufficiale alla casa, ufficio. La sua unica domanda è questo è il tuo ufficio? Si. E ci vivi pure? Eccerto se mi permette passi passi a vedere la mia stanza da letto (la cucina neanche provo a mostrargliela perchè è vuoto tristezza). E lui non passa, appunta la sua sentenza e ciao. Passi nel pomeriggio. Le ore più lunghe della mia vita. Anche se non sembra la firma di quel minuto signore mi può risparmiare altri non so nemmeno quanti mesi di follia e soldi soldi. Non so nemmeno più quanti ne ho spesi, forse ottocento euro in totale.
E pranziamo con lo stomaco chiuso.
E beviamo una buonissima ciccia, bevanda a base di mais masticato e sputato.
E passiamo nel pomeriggio, paghiamo i rituales pesos non si capisce mai bene perchè, ed infine con gesto flemmatico ascoltiamo la risposta: tenga il suo certificato di domicilio. Quasi lacrime.
E inizia l’ultimo passo. Corri al piano di sopra, a migrazione, semi allagato perchè nella sede della polizia manca un pezzo di soffitto (!?!) attento che le pozzanghere non bagnino i sacri documenti in triplice copia per carità. E così tra pc accesi che fanno a coppia con il pavimento allagato, sborsando gli ennesimi soldi, beh signori e signore, ho un visto. Ce l’ho!! Dopo tre mesi di lotte quotidiane, di corruzione mio malgrado. Dopo tutto. Ce l-ho!! Esulto come Pessotto sapeva fare, in un mare di ragionevoli lacrime di tensione che sfuma veloce. Si, Sarò legale in Bolivia fino a Dicembre 2009.
E una persona ha il diritto di domandarsi perchè la sua vita dev’essere segnata dalla burocrazia, da migrazione, da carte che qualcun altro ha deciso lui debba avere, possedere per poter stare in qualche luogo.
La legalità...perchè se non c’avessi delle carte non sarei legale? Perchè gli esseri umani per autogovernarsi riescono a scrivere delle pagine tanto buie.
Comunque, grazie a questo visto posso andare in vacanza tranquillo, senza pensare a che diavolo succederà una volta di ritorno.
Si amici qualche giorno e me ne vado in Colombia...
A presto nuove nuove, buone nuove
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