domenica 25 maggio 2008

Settimane sandonatesi

L’ultima volta che spingevo le mie dita su una tastiera era ad un mese dalle nozze, per raccontarvi le sensazioni di una persona che si avvicinava alle stesse. Da quel momento sono successe mille cose, tra cui le nozze, tutte gioiose e stimolanti.

Sono tornato in Italia nella speranza di bruciarmi grazie all’entrante estate, incontrando una perturbazione che dall’alto del cielo m’ha detto ciao ciao per due settimane.

Tempo passato a San Donà e dintorni, nei luoghi dei miei primi vent’anni di vita, tra gli amici, carissimi, e delle persone sconosciute, che crescono in un intorno che è già diverso da quello che ho vissuto. Ho passato delle bellissime giornate, con i fratelli sandonatesi, che poche volte ho sentito così vicini, e con amici che alla spicciolata iniziavano ad arrivare da diverse terre per partecipare all’incontro matrimoniale. Ho messo a soqquadro la casa, la testa e la pazienza dei miei santi genitori, ospitando fino a cinque persone alla notte nell’Holiday Inn Momentè, tra cene in esperanto e chiacchiere nicaraguesi, tra aperitivi e miss costa rica, tra passeggiate tra le calli veneziane e pioggia, tra persone che hanno trovato nel linguaggio dell’attrazione la loro dinamica comunicativa.

Due settimane intensissime, tra calcetto e monkey’s, tra autostrade immaginate ed acqua offertaci da fratelli non ancora conosciuti, tra una Trieste raggiante ed una Venezia ansimante.

E’ stato, credo, un modo per riconciliarmi con gli amici di sempre, quelli con cui si sono fatte tutte le stupidaggini e con cui si sono condivise le prime esperienze, sempre le più intense. L’occasione per capire che ognuno la pensa come vuole, che ognuno sta crescendo in un contesto diverso e che,in relazione a questo, forma la sua testa, il suo modo di pensare; ma per convincermi, convincerci forse, che solo attraverso il confronto, l’interagire continuo, si può veramente capire cosa vale la pena. Per cosa arrabbiarsi e in cosa credere, nell’Amicizia per esempio. Ho ricevuto delle lettere, ho ascoltato delle parole, ho letto negli occhi di chi la bocca preferisce aprirla il meno possibile, e mi sono emozionato. Un emozione non a termine, una sensazione che continua a pervadermi; riempirmi; questo è ciò che mi porto dentro di queste due settimane.

E vi ringrazio per questo.