martedì 7 aprile 2009

Sullo scrivere

Ultimamente stavo scrivendo in spagnolo, non tanto per gli spagnoli, quanto per le persone incontrate in questi ultimi tre anni in America centrale e del sud, che sembrano riservare un attenzione ed un interesse particolare a questo sistema di comunicazione. I racconti, le lettere, le poesie. Non è un attenzione che si deve alla mancanza di quei sistemi tipo facebook, myspace e quant’altri, anzi! Da queste parti sono assolutamente dipendenti da queste cose che sviluppano ancor più quella socialità e sentimento di appartenenza a gruppi che qui è implicito. Le due cose si complementano.
Sempre più ammetto d’essere lontano anni luce dalla velocità della comunicazione, non me ne preoccupo ma osservo con attenzione questi cambi rapidi, dico cambi non evoluzioni. Mentre sono in un cybercafé a caricare uno dei milioni di monitoraggi realizzati, contemplando la lentezza con cui gli allegati si dirigono nel cyber spazio verso la loro destinazione, sono circondato da una sfilza di ragazzini che non superano i diciott’anni che chattano con dieci persone alla volta, caricano foto, leggono degli articoli, guardano i cartoni animati, chiacchierano al cellulare, salutano persone ad altri computer, tutto, allo stesso tempo.
Ma senza ansia, con grandi sorrisi. Complimenti. Gli stessi, inaspettatamente te li incontri a degli incontri di poesia o leggendo avidamente in una biblioteca.
A me piace ancora la carta, non disdegno il computer, che a volte è l’oggetto animato o non con cui passo più tempo. Presente le inchieste? Le persone passano il 15% della vita dormendo, il 30 mangiando etc. Credo che ormai si possa dire che la maggioranza relativa del nostro tempo la si passi davanti al pc. E sinceramente un pò spaventa. Che il nostro interlocutore sia uno schermo, per quanto magico.
E te ne accorgi quando stai per un pò lontano dallo stesso. E lo scrivere che c’entra? Chi scrive? Conosco alcune persone che scrivono, alcune. Qui ne conosco altre. Però noto un attaccamento allo scrivere, al leggere, all’informarsi, all’utilizzare il giornalismo per quello che è, un osservazione e critica della realtà. Non è un giudizio ovviamente, osservazioni. Compagni, sarà che davvero il giornale scomparirà? Che quel rito di caffé, giornale e sigaretta (per chi fuma) i nostri figli (per chi ne avrà) non lo vivranno? Che quei meravigliosi editoriali che ci fanno pensare, o quelli articoli che ci fanno arrabbiare dovremmo leggerli perdendo la vista davanti a un pc? Vi prego di non aprire ora un gruppo in facebook per “quelli che leggono il giornale”, in ginocchio ve lo chiedo. Che saremo costretti a metterci davanti ad una scatola più o meno grande, più o meno design, più o meno avanzata, per poter leggere e scrivere? Sarà che scomparirà l’inchiostro? Le agende di quella carta che lo assorbe e se ne impregna?

E se un giorno non c’è elettricità che si fa? Tragedia, il mondo disorientato, peggio che senza petrolio!

Per me, per la mia età e il mio punto di vista, considero il pc uno strumento di lavoro ed internet un invenzione assolutamente geniale, che mi permette di sapere cosa succede nel mio paese, e di creare reti di relazioni nuove, e mantenere quelle amicizie forti, dell’infanzia e delle varie esperienze nei vari paesi in cui ho vissuto. In questi paesi è, inoltre, un ottimo strumento di lotta sociale, interessantissimo. Ma non può essere un sostitutivo del mondo reale, del leggere e scrivere. Del pensare e meditare. Sono a San Ignacio de Moxos, un luogo nel Beni che vogliono fare patrimonio dell’umanità. Una meraviglia. Con mille problemi, ma una meraviglia. C’è una laguna qui, uno spettacolo che mostra la sua forza, il suo dominio incontrastato, incontrastabile. E quindi, quando riesco, al tramonto vado in un posticino che da sulla laguna, e mi emoziono, sempre. Ma di posti così, di luoghi magici ce ne sono dappertutto, e dedicarci cinque minuti al giorno ci permette di ossequiare il giusto, ciò da cui dipendiamo e a cui dobbiamo la nostra vita, la natura. La relazione con la natura: l’unica via è rispettarla ed accomodarsi alle sue esigenze. Credo d’aver perso il filo, me ne scuserete, volevo solo condividere un pò di pensieri che mi frullano veloci per la testa.

Insomma, scriviamo compagni! Scrivete che per me è una gioia immensa ricevere vostre notizie.

Stiate bene

venerdì 3 aprile 2009

Cinismo europeo en salsa amazonica

Hoy estuve dando vuelta para comunidades del proyecto de ?Extensión de la piscicultura en las provincias de Cercado, Marban y Moxos del Departamento del Beni?, financiado por la AECID.Fue bueno, útil, mucho más allá del romanticismo típico del europeo al exterior por el cual todo es romántico. Fue útil para acordarme cuanto complicado y a la vez estimulante es trabajar con esta gente.Estimulante porque estuve en la comunidad Porto Varador, donde había un conflicto sobre la gestión de una poza. Se hizo un encuentro, participativo, resultado del cual fue una resolución firmada por todos donde se aceptan las conclusiones de la asamblea comunitaria. Lindo saber que también en el Oriente de Bolivia la organización comunitaria sirve. Eso en un panorama lindísimo, con infinitas imagines que harían emocionar documentalistas gringos.Complicado porque luego con la camioneta íbamos a otra comunidad, se no fuera que entre lluvia, aguaceros y mala suerte, nos quedamos trancados en el medio de nada, en el medio de nadie. En algún lado a tantos kilómetros de esa comunidad y tantos de la otra. Sobrepasando los conocimientos de mecánica del Nico, lo único fue esperar. Palabra que aquí es tanto común como respirar. Porqué a veces no queda otra. Y si no es la camioneta es el camino, y si no, es que no hay electricidad, y si es que hay, no hay internet por alguna razón equis, y si hay internet va a velocidades que te permiten cocinarte una parmigiana de berenjenas en el medio. Que no está mal claro; y bueno, la tarde y las primeras horas de la noche se fueron así.Así que desde europeo al exterior, motivado y comprometido, le digo compañeros y compañeras, que si son lugares lindos, hermosos, perfectos para pasear. Pero nosotros trabajamos, y confrontarse con las circunstancias no es obvio, ni fácil. Se aprende un montón pero se deja mucho también. Se trabaja siempre en condiciones límites donde tener una oficina es una utopía, ni hablando de computadora o internet. Teniendo claro que eso no es todo, pero es muy necesario.En fin, sigue siendo por mi formación y visión, indudablemente, el trabajo más lindo del mundo!!!Que viva Bolivia

mercoledì 1 aprile 2009

Bolivia 6 - Argentina 1

Hoy es uno de esos días donde Bolivia para. Está vez no se trata de un bloqueo causado por alguna razón social o económica, se trata de futból. Hoy, la selección ha hecho la historía. Bolivia gana 6 a 1 a Argentina en La Paz. En su historia no se si Argentina habia perdido tanto con alguién, seguramente Bolivia no había ganado tanto. Como en el tenìs, Bolivia que en los ultimos once partidos había marcado nueve goles, marca seìs a la vez, a la Argentina de Maradona, del Pibe de Oro.
Desde Santa Cruz, desde la tierra camba, finalmente emerge el sentido de ser Bolivia y boliviano. El futból como herramienta de unidad nacional, mejor si ganando, mejor si a Argentina, tierra de emigración boliviana, de lucha desde abajo de cochabambinos, potosinos y orureños, lucha finalizada al trabajo y a la aceptación social en un país que todavía se considera blanco y europeo.
El equipo boliviano no es de esos que ganan a menudo. Cuando gana la verdad, casi es un milagro. Hoy la selección humilió la Celeste, 6 a 1. Los numeros a veces sirven. Hubo algunos casos cuando Bolivia ganó a Argentina, pero nunca así, nunca semejante victoria. En un país donde una de las pocas cosas que se hacen indistintamente a los cinco mil metros como en la amazónia es jugar al futból. Me imagino los festejos en La Paz, veo los festejos en Santa Cruz. De mi casa siento los televisores a todo volumen, como en los veranos del ’82 y del ’06 en Italia. Calles vacía. Gente buscando televisores en todos lados, en los billares, en los cybers, en la calle. Claro porqué la tele a veces es un lujo.
Todo eso es lindo, camba abrazando collas diciendole carajo de un colla y carajo de un camba. Unidos de dos alquimìas, el alcool y el futbòl.
Sugiero uficialmente que se tomen en cuenta estas dos variables en los varìos encuentros entre prefectura y gobierno. Que jueguen al futbòl, que chupen juntos. Van a ver, van a ver...