mercoledì 30 settembre 2009

MADRID et ROMA

Dopo l'ottima premessa del furto e un conseguente sonno non proprio rilassato, corriamo all’alba in aeroporto a prendere l’aereo che diretti ci porterà a Madrid. Ovviamente senza avere il tempo di denunciare il furto, cosa comunque totalmente inutile. E però, altro però.. il volo ha otto dico otto ore di ritardo che sommate alle tre ore d’anticipo al check-in che richiedono i voli transatlantici fanno undici dico undici ore d’attesa che c’aspettano piuttosto rilassati nell’aeroporto più costoso del continente. Che gioia! E se Chiara affossa le sue tristezza in dei ceviches, specialità peruviana a base di gamberi crudi con limone, io… lasciamo perdere.
Finalmente s’arriva a Madrid allietati dalla meravigliosa Marta, madrileña conosciuta a La Paz, bella quanto persa, simpatica quanto stordita, Martita pues!! La generosa amica vive a Lavapies, per chi conosce Madrid decisamente la zona più bohemien e diversa della città. La poverella c’ha un appartamento di proprietà nel mezzo della zona. Ci si riabitua subito agli spazi ridotti, a camere di 2*2 e cucine di 1,5*1,5 che uno si domanda PERCHÉ e sa già la risposta. Lavapies continua ad essere una delle realtà inscatolate europee, la bohemien per l’appunto, centri sociali occupati, bar fumosi (si in Spagna continuano a fumare nei bar e se ne fregano della legge), vita goduta e disincantata. Ovviamente a dieci minuti di cammino si è già nella city londinese dove tutti camminano correndo, questo processo per cui non stai correndo ma decisamente non stai camminando, sguardo fisso in avanti cercando l’interstizio tra individui a cui per carità non rivolgi nemmeno uno sguardo, finalizzato ad arrivare quattro secondi e tre decimi prima al lavoro. Vantaggio assolutamente imperdibile, rilevante per l’equilibrio dell’uomo ufficio.
Si saluta Marta e si vola a Roma per la prima selezione, ospitati dall’Antonio Pintimalli, in arte Antó..si calabrese di Catanzaro bella. L’appartamentino che affitta con altre tre persone a due minuti dalla celeberrima Tibbburrrtttiiinnna, in realtà rappresenta un’isola felice immersa nel verde. Silenzio, un parco con tanta gente sportiva o dedicata alla famiglia che ai giorni d’oggi sembra una battuta. Antonio è l’eroe che c’ha portato in giro per la Calabria su una Matiz quest’estate. Calabria che, quando ne avrò le energie, meriterà decisamente un racconto a parte. Il colloquio, con una ong di Roma dura due giorni, si due giorni. E tra prove psico-attitudinali, esami di lingua, colloqui individuali e di gruppo, esame scritto su gestione del ciclo del progetto, varie ed eventuali, alla fine ci scelgono, entrambi., contratto da due a tre anni, entrambi. Una specie di miracolo, essere scelti allo stesso tempo, nello stesso paese, nella stessa regione, nella stessa città, nello stesso villaggio, nello stesso progetto. Cosa più unica che rara, ovviamente tutto ha una spiegazione: il villaggio, definito in realtà agglomerato di case, è talmente isolato, culturalmente retrogrado e chiuso, che si o si l’ong voleva mandare una coppia. Insomma lavorate fate all’amore, pace e bene. Che se mandiamo due sconosciuti si spennano. Il problema è che questo agglomerato di vite, risulta essere a tre ore dal primo centro abitato sette mesi all’anno, gli altri cinque la strada si ghiaccia quindi si rimane bloccati tra questi montanari albanesi che fanno portare i pantaloni sotto le gonne alle loro donne perché non si sa mai (!?!). Ringrazio l’ong di essere stati piuttosto onesti, la descrizione di Sicilia dell’inizio ventesimo secolo credo sia stato il dato più utile per farci gentilmente declinare l’offerta, anche perché lavorando e vivendo nello stesso posto pure io e Chiara ci saremmo spennati. Si lo so che non capiterà mai più, fra l’altro con un ottimo contratto, si lo so che l’Albania è bellissima. Ma passare da la Santissima città de La Pace, al nulla, risultava un pó troppo traumatico. E quindi, dopo una bella serata con gli amici calabri, popolo autoctono che appartiene all’Italia unificata immaginatevi, saluto Chiara che se ne torna in America Latina e me ne parto per Venezia.

sabato 5 settembre 2009

LI CEN ZIA TO

Succede che ad inizio settembre ricevo la lieta novella che accomuna tante persone in questi ultimi due anni: LI CEN ZIA TO, ben scandito mi raccomando, perché sia chiaro LI CEN ZIA TO.
La famigerata crisi economica tocca di grosso anche il mondo della cooperazione allo sviluppo, che risente della forte diminuzione di finanziamenti delle entità statali e non a questo preposte. E quindi, con due settimane di preavviso, mi ritrovo senza lavoro, proprio nel momento in cui pure a Chiara termina il contratto. Ottimo!
Dopo qualche giorno di proverbiale nervosismo del genere statemi lontano che se abbaio vi decomponete per l’onda d’urto, recupero lo zenit e inizio a pensare..
E quindi mille paranoie e prospettive, tutto allo stesso tempo. Inizia la roulette che deciderà i nostri prossimi anni. Si cerca lavoro e tra le decine di domande un certo numero di organizzazioni risponde: Albania, Angola, Cuba, Italia. Peccato che queste risposte implichino un colloquio obbligatorio in sede europea… Ma skype sta gente non lo usa? MAH.

Che fare, che non fare? Investire o aspettare?

Decidiamo di andare, nemmeno due settimane dopo aver ricevuto la tragicomica telefonata di conclusione del rapporto di lavoro precedente. Chiudo l’affitto della casa a Santa Cruz organizzando in mezza giornata l’invio di quantità di cose e libri a La Paz. La cultura pesa e costa..mannaggia se costa.. Il tempo di partecipare ad un festival di elettronica che saluta l’arrivo della primavera boliviana e si parte! Destinazione Lima da cui abbiamo incontrato un volo ragionevolmente costoso. Parte anche Chiara che è stata selezionata per un’intervista pure lei.
Il viaggio di due settimane mi porterà a Lima-Madrid-Roma-Venezia-Milano-Barcellona-Madrid-Lima, non male. Le ventisei ore che separano La Paz da Lima in bus diventano trentatre, fosse questo il problema non ci lamenteremmo. Se non fosse che i conduttori del bus peruviano, da buoni ladri riconosciuti in tutto il continente, riescono a rubarci netbook a me e memoria esterna a Chiara. Tutto ciò merita delle righe perché davvero è stato un furto da standing ovation!! Siamo a due ore da Lima, la maggioranza delle persone stanche e piuttosto nervose. In Bolivia come in Perú nervosismo significa fame chimica. E quindi l’impiegato della compagnia decide di sedare gli animi assicurando che ci fermeremo per una sosta dove la compagnia offrirà la cena (extra) per scusarsi per il ritardo. La premessa è che abbiamo comprato un biglietto con la flotta più sicura e conosciuta, giustamente per evitare problemi. Quindi tutti scendono dal bus, io per ultimo, si chiudono le porte e si cena. Si riapre il bus, salgo per primo, e si riparte. In un paio d’ore s’arriva a Lima e velocemente tutti se ne scappano a casa o in ostello come noi. Se non fosse, se non fosse… che aprendo lo zainetto in ostello manca qualcosa, non un’arancia, no no, non una banana, no no, non un quaderno, no no. Un netbook hp super meravigliosamente bellissimo ed efficiente comprato quattro mesi prima negli Stati Uniti. Apriti cielo, ricostruiamo ricostruiamo..che è successo? Beh, i conduttori del bus, veri geni del crimine, hanno approfittato della sosta per esaminare con attenzione ogni singola borsa, ogni singolo zainetto ed attuare il cosiddetto furto selettivo. Certo perché se avessero rubato tutto sarebbe successa la rivoluzione. Essendo che all’apparenza nulla s’era mosso, noi come gli altri non ci siamo accorti di nulla. E voi mi direte… tanti anni in America Latina e ti fai fregare cosí? Risposta.. tanti anni in America Latina e mi faccio fregare così.

BASITO.