domenica 14 ottobre 2007

45 giorni dal "lado del charco" europeo

Nicaragua Nicaraguita e la sua meravigliosa gente riempie i miei pensieri appena tornato al bel paese. Il delirium transitionis riempie, ovviamente, le mie giornate nutrendo dubbi sul fatto di lasciare questo paese speciale. Per riprendere fiato scendo a Santa Maria di Leuca, base per dieci giorni rilassanti e ingrassanti, utili a comprendere alcune dinamiche e a prendere decisioni mature. Ho conosciuto Lecce, Taranto e tanti paesini pieni di persone con voglia di divertirsi, tra notti della taranta e serate della proloco, reggae e pizzica con gli E’Zezi. Ho preso tutto il sole che non sono riuscito a prendere a Managua rinchiuso in ufficio, lo iodio deve aver fatto effetto. Così sono ripartito per il NordEst, insieme a Chiara, per farle conoscere Venezia, le sue parole, i suoi bacari, alcuni suoi angoli unici, la Biennale d`arte. Venezia e i pescatori, i ponti, il moto ondoso, i bengali e gli africani. Ma i veneziani? Sempre meno.
E poi ho passato del santo tempo con la mia famiglia, mia sorella.
E proprio in questo contesto è nata l’annunciazione. Si, Nicola e Chiara si sposano. Semplicemente, felicemente.
Il 31 Maggio dell’anno prossimo, vicino Torino, a Rossana, si..come le caramelle.
E così, è iniziata la babilonicissima follia dei preparativi. Anche perchè, nel frattempo, ACRA mi ha offerto l’opportunità per continuare la collaborazione con loro, questa volta in Bolivia, occupandomi di uno studio socio-economico sull’utilizzo dell’acqua in dieci comunità, fissandomi la partenza per il 15 Ottobre. Quindi, in un paio di settimane, abbiamo cercato di preparare quello che, normalmente, richiede molto più tempo ed energie. E’ stata una occasione per trascorrere una settimana a Torino, tra incartamenti, certificati, musica e serate bellissime. Conoscere la cittá dei Savoia, biciclettare, cenare in chiese sconsacrate ed in asili occupati, tra un film rumeno e l’ennesima denuncia sulla precarietà del lavoro di Ken Loach.
Parte delle cose era avvisare i miei testimoni, che saranno Gio e Lisy. Se dirlo a Gio è stato semplice, comunicarlo a Lisy di persona ha reso necessario prendere un aereo destinazione Bruxelles, aproffittando anche per invitare diversi amici che vivono li. Lisy è sempre bellissima, e ogni giorno di più ringrazio il destino che me l`ha fatta incontrare. Siamo stati nello squat che condivide con qualche amico a Gent, tra cene di verdure, crepés mangiate su ruote di legno, cioccolato scaduto e buonissimo, bagni improbabili, manifestazioni contro i neo-nazi delle fiandre a suon di samba e gran giri in biciclette altissime, tra drum’n’bass e autostop, tra vecchini con la faccia da santoni, e marocchini gentili. Al nord sono alti. Sono veramente alti. Lisy ha proprio una vibra magica, di un altro mondo, bello. I bimbi le cadono ai piedi incantati.A Bruxelles abbiamo rivisto Koen e Ines, compagni d’avventura in India che in comune con noi hanno il fatto di stare insieme da allora. Ho conosciuto Aline, con la quale siamo stati ad un concerto di musica popolare ad un’ora da Bruxelles, vicino le mura di una basilica che dev’essere stata imperiosa. Abbiamo pranzato con una spagnola che alla mia età prende tremila euro al mese per fare la traduttrice, e che ci ha portato in un posto supercaro e, per fortuna, ha ben pensato di offrire lei. S’è cenato con Eduardito, cubano amico di Chiara, uno spasso di persona, che vive in una casa con un congolese, tutta colorata, mangiando italiano grazie ad un amico siciliano che da Caltanissetta a Bruxelles ci mette venti ore in M3.
Bruxelles, tra tutte le sue incomprensioni, presenta delle peculiarità che la rendono speciale. E’ veramente multietnica, a differenza di Madrid, Parigi e Berlino, raccoglie immigrati provenienti da tutti i continenti. Con pochi legami coloniali, molti rifugiati politici, moltissimi europei, molti abiti e cerimonie tradizionali, mercati e balli che si sviluppano trasversalmente, ognuno con la sua identità, che non è però esclusiva ma cerca, quanto possibile, di essere inclusiva.
E così tra catering da chiamare e tendoni da scegliere, tra abbracci indelebili e parole sussurrate, è arrivato il giorno della partenza per la Bolivia, attraverso un altra volta in charco, questa volta destinazione Sud.

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