lunedì 10 luglio 2006

Managua, pianeta centramerica

Mattino. Apro gli occhi destato da cinguettii, sono pappagalli. interrompono sogni certo non piacevoli, di lontananze. non c'è disorientamento, forse per la capacità di sviluppare il "sentire casa" facilmente, o forse proprio per la difficoltà di provare tale sensazione. Altarini di attimi indimenticabili sono il primo oggetto del mio sguardo. Strette ad un cuore in via di definizione. Riesco già a chiudermi fuori dalla stanza.. grazie a Dio Ezechiel... mai nome fu più adatto... l'uomo assunto dalla ong per vigilare sulla nostra sicurezza e che passa la giornata maneggiando un pugnale che è quasi un machete, e che ha i denti curati con filamenti d'oro e balla il reggaeton, mi smonta mezza finestra e in un modo o nell'altro rientro in camera, riappropriandomi di chiavi e similaris.Preparo il caffè chiacchierando con lui, mi spiega la tv nica e un pò gli affari di governo. pensa che tutti i capi di governo cerchino solo di arricchire sé e chi sta loro intorno.... e come dargli torto... E ora qui a scrivere, questa mattina ho incontrato Juan Antonio, italiano che è qui da 27 anni, che ha sposato una nica e ha 3 figli. una via di mezzo tra un sandinista, un terrorista e un trafficante colombiano. se non fosse che è italiano, ma che ha un accento nica da paura. un personaggio che deve averne viste veramente tante. Nel mio eterno viaggio verso qui ho incontrato alcune persone peculiari: Amedeo, psicologo cinquantenne spagnolo, che ha girato il mondo fermandosi cinque anni in india e altrettanti in Israele. Psicologo sensibile ma attento, stimolato da quello sarà il mio mestiere, che mi sottolinea l`importanza di incontrare una persona che ti capisca, una donna con la quale ci sia reciproca comprensione e complicità. Nelle 20 ore trascorse all’aeroporto di St.Josè, tra caffè pisoli e musica, sono allietato dalla presenza di un pittore che dipinge paesaggi, pappagalli e dame. Il viaggio dal Costa Rica a Managua avviene con un aereo che non vi dico, 20 posti a sedere. Viaggio con Adriana, nica, mamma di 3 bimbi, sposata con un italiano che per lavoro gira il mondo ( non c`è stato modo di capire facendo cosa…) . Così un suo bimbo ha nazionalità peruviana, uno filippina e l`ultimo italiana. E ora se ne vanno tre anni alle Mauritius. Tornava qui per visitare sua madre, malata, che pare sia una rivoluzionaria sandinista che ora lavora per una fondazione nica-svedese. Ho l’indirizzo della madre, che sta ad Estelì, al nord, dove peraltro ACRA lavora, facile dunque che finisca per visitarla.Il paesaggio è verdissimo, interrotto solo dai laghi, altrettanto belli ma contaminatissimi.Sono stato a fare spese, frutta verdura e così via con Roberto, italiano di cinquant’anni in nica per ritrovare se stesso. Non è affatto stupido. Dice che c`è tanta povertà ma rispetto a Brasile e Cuba manca l’inventiva. Mi ha mostrato la babilonia nicaraguense, centri commerciali e supermercati, non vedo l’ora di incontrare il mercato locale dove tutto costa poco ed è decisamente più genuino, senza pesticidi insomma. Per il momento ho mangiato pasta al pesto. Spero con domani di iniziare a conoscere la comida nica.. per altro riso e fagioli per me, visto che la carne non la mangio.Da lunedì si inizierà a parlare di lavoro, tempi dilatati ovviamente.Pare ci sia un locale dove fanno musica atlantica, come mi ha detto Roberto per definire il reggae o similaris ballato ad est. Qui invece tutti, ma tutti ballano il reggaeton.. se non sapete così scaricatevi qualcosa e ascoltate i testi.

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