lunedì 4 dicembre 2006

Frijolero

Tempo dedicato al reinserimento, alla riappropriazione di luoghi, alle parole, agli abbracci, a chiarimenti necessari, a nuovi incontri, a discorsi facili e difficili, comodi e fastidiosi, a parole sulla santeria ascoltate e fatte mie attraverso occhi altrui, alle vittorie dei candidati delle sinistre in Ecuador e Venezuela, al seme della speranza che raggiunge sempre piú persone in questo continente.
Sono stato ad un concerto di rockeros antisistema messicani, i “Molotov”, famosissimi da queste parti. Non dimenticheró facilmente alcune cose: il testo di una canzone
“no me llame frijolero pinche gringo puñetero”, la divisione del pubblico con tanto di rete metallica tra “normali” e “vip”, sfociata inevitabilmente in un lancio reciproco di lattine vuote (alcool sempre comun denominatore), alla faccia della riconciliazione nazionale, la divisione tra liberali e sandinisti é visibile e queste occasioni, di ipotetica unione, ne sono la piú diretta conferma. Ma secondo voi é umano pensare di dividere il pubblico di un concerto, per lo piú di rockeros, con una rete metallica che taglia a metá il parco dove l’evento é ospitato? Siamo all’ennesima costruzione di un muro?
Magari, invece, per qualche ora mi sono trovato in una realtá parallela: al lato del palco, infatti, dj mettevano musica tecno nelle pause del concerto (tecno?!?) e figuri di dubbia identitá tutti abbigliati con delle tute grigie fosforescenti improvvisavano evoluzioni giocose con il fuoco.
Lo scorso fine settimana é stato intenso: c’é stata la riproposizione della serata reggae all’ArtCafé per il saluto ad Elena che passerá un paio di mesi in Italia (che trascorrerà tutti chiusi in una stanza a scrivere progetti alla faccia delle ferie). Belle sensazioni, tanto reggae, musica messa e ballata per Jah e Shiva, per chi a cui il mio pensiero é rivolto. Accompagnata Elena al bus per Guatemala, abbracci sinceri, reciproco volersi bene.
C’é stato sabato, passato in una bella riserva a Sud di Managua, famosa per la sua flora e fauna. Con un bus ed un passaggio si giunge rapidi. La bellezza della flora tropicale é stupefacente: passeggio completamente circondato dal verde, archi composti da fronde intrecciate indirizzano il cammino. Gli alberi sono talmente alti da faticare a vederne il termine, ammesso che ne abbiano! Mi distendo orizzontale, chiudo gli occhi e naturalmente medito, avvolto dal rumore dell’acqua di una cascata che scroscia sulla roccia, da mille uccelli magici, dal vento forte che si avvita tra le roccie.
Un cane indirizzava il nostro cammino, un cavallo si grattava l’orecchio con la zampa posteriore. E domenica, tracorsa tra le onde dell’oceano pacifico, tra spiaggie di sabbia chiara, conchiglie rosa e palme, ma anche immondizia abbandonata sulla spiaggia, tra surfisti nica e venditrici di tortillas, tra uno dei mille tramonti specialissimi che questo paese non si stanca di regalare.

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