domenica 10 dicembre 2006

San Nicolás e la Purissima


Il lunedi sono partito per il campo
destinazione municipalidad de San Nicolás de Oriente,
mai nome fu piu adatto.
Compagno di viaggio Don Eduardo, uomo con otto figli, una pancia enorme legata all’alimentazione tipica, occhi piccoli e sfuggenti, un sorriso dolce e bonario, che da tempo lavora per Acra. Parole di reciproca conoscenza, sulle rispettive famiglie, gli inevitabili commenti sulle ragazze-donne-nonne che incrociano il nostro cammino.
Il machismo é culturale, ogni giorno di piú mi rendo conto che non c’é cattiveria nell’uomo. Semplicemente sono commenti che ha sempre sentito fare e che ha sempre usato. Ogni uomo che ha un’amante per quanto puó la cura, le regala qualcosa, che sia una cena o delle sedie per la casa di legno senza nulla se non l’onnipresente televisore che trasmette novelas colombiane i video di musica anni ottanta. Sono stato a pranzo e a colazione dalla “querida” di Don Eduardo, ragazzotta ben in carne con tre figli. Continuo a non abituarmi a quanto riescono ad ingurgitare. Il riso trasborsa sempre dal piatto, le tortillas, i fagioli, il gallo pinto, e quant altro c’è. Si mangia fino a quando finisce tutto, anche se il livello di saturazione è già superato da tempo. E poi ci si sorprende se fanno due ore di siesta! Ci mancherebbe, la quantità di sangue che si concentra nel processo digerente non permette di fare nulla se non godere della comodità di un’amaca.
Ci sono degli aspetti tristi del machismo, ma le ragazzine che per strada si sentono fare un complimento la maggior parte delle volte sorridono, se non sono loro stesse a fartelo, schiudendo gli occhi nocciola ed il gran sorriso che le accomuna. Il machismo é tante cose, é figlio di uno dei mille mondi che esistono, e che per fortuna ancor’oggi ci caratterizzano. Perció, nonostante l’evoluzione individualista basata sull’equitá nell’uguaglianza che la cultura dominante propone, mi convinco sempre piú dell’importanza dell’uguaglianza nella diversitá: di un concetto che gli indú chiamano complementarietá, che altri chiamano di distinzione-reciprocitá. La relazione nelle diverse culture é in quanto tale; la volontá di svilupparla nella stessa maniera nei luoghi e nelle culture piú disparate mi sembra limitante (e ora le femministe possono ufficialmente organizzarmi un attentato).
Come sempre pochi chilometri fuori dalla polverosa e rumorosa capitale il panorama é completamente diverso. Percorrere la panamericana, la miglior strada di centroamerica che taglia tutti gli stati di questa regione per favorire il commercio tra gli stessi e gringolandia, é fonte di infinita gioia. Panorami di verdi montagne, di coltivazioni floride, di fiori gialli e viola. Un giorno mi convinceró che questa vista sia la normalitá, che vedere grigio e grattacieli non sia la veritá. Per il momento preferisco sentire la mia essenza scalpitare dalla gioia e i miei occhi riempirsi d’emozione nel godermi questi paesaggi.
Ho il compito di scrivere un progetto di sviluppo rurale nelle comunita’ di questo municipio perso nel dipartimento di Estelí, al nord, tra coloro che si fan chiamare norteñi, per la loro parlata canterina, la loro semplicitá, la presenza costante di un cane, un maiale, galline e gatti nella casa. Per il cibo, mangiato con le mani per gustarlo meglio, per le tortilla che non mancano mai. Gli uomini viaggiano sempre con il cappello, gli stivali a punta che spesso lustrano. E nella mia osservazione partecipata mi sono messo jeans e camicetta (certo non sono ancora ai livelli di camicia a quadrettoni da campesino, mi limito alle mie indiane che tanto a mio agio mi fanno sentire), cosí da essere notato un pó meno. Certo la mia carnagione da chele e la mia piña di capelli in testa non aiutano.
Parto con la meravigliosa mitsubishi 4x4 in affido ad ACRA per un progetto. Il volante si muove da solo, ma é solida e rassicurante. Poi il bianco da quel tanto di purezza che é sempre bene accompagni il muoversi, lento o veloce che sia.
La visita si è rivelata utile, ho partecipato a diversi incontri fiume tipicissimi di questa parte del mondo. Si parla per ore chiamandosi compañero e hermano poi si litiga con toni accesi e poi si finisce tutti a cenare tra pacche sulle spalle e desiderio di ron. La zona visitata è freschissima, sensazione ben difficile da provare a Managua. La parte urbana di San Nicolás è caratterizzata da una strada centrale ga un centinaio di metri e qualche trasversale; ricordate Dogville? Le stesse dimensioni ma con un’atmosfera decisamente più allegra. Visito un pretino italiano che è qui da molti anni, vive in una casa semplice dove l arredamento è costituito da un altare e niente più, camminerò con lui tra le comunità la settimana prossima.
Questo fine settimana si celebrava la “purissima”, l’immacolata concezione. Sono stato a Leòn, famosa per l’intensità della “criterissima.” Il paese prepara questa festa nei giorni precedenti. Ogni casa addobba un altare con la Madonna e canta le lodi alla vergine. Le persone invadono le strade e si muovono di casa in casa scandendo, gridando di fatto (e da qui il nome della festa) a loro volta inni a Maria. Tra i più usati: “Quien causa tanta alegria? La virgen Maria!”. Una volta recitati gli inni si attende pazientemente che i padroni di casa regalino un ricordo al fedele. Si va dalla caramellina, alla gelatina, ad artesania varia, fino a vesti, camicie e magliette. I fuochi d’artificio riempiono le strade di questa città, antica capitale di Nicaragua, così tipicamente centroamericana nelle sue architetture. Terminati i festeggiamenti siamo saliti al “fortìn”, una collina sopra la città dove ci sono i resti di un centro di tortura del regime somoziano. La riappropriazione di questi spazi, è parte del processo di rielaborazione che questa gente sta facendo dopo la fine della guerra civile. Le conversazioni si susseguono, l’idea di stare dove qualche decennio fa i compagni sandinisti che lottavano per la liberazione del paese dalla dittatura, venivano uccisi, è qualcosa che da i brividi. Il tutto condito da una vista mozzafiato sulla città, illuminata da fuochi d’artificio artigianali.
Faccio mie sempre più le controversie di questo paese, le dinamiche che lo caratterizzano, i cieli, la terra, i volti ed i sorrisi che lo contraddistiunguono,

Que linda Nicaragua

1 commento:

Pasqua ha detto...

Ciao Nico, come sempre sempre i tuoi racconti sono al limite tra realistico e fiabesco... Hai trovato la tua dimensione...
Buona vita ma ricordati di tornare anche da noi ogni tanto...
Un abbraccio!