sabato 10 febbraio 2007

Oaxaca

Quante giornate senza scrivere, senza scrivervi. Sarà l’abitudine all’intorno che mi farà apprezzare meno le piccole cose? Fortunatamente no. Sto francamente lavorando molto, il desiderio di dedicare ulteriori energie a relazionarmi ad uno schermo è quindi minimo.
Questo non significa che le settimane trascorse non siano state intense, riempite da persone, attività, gioie e dolori, relazioni sorprendenti, e da una consapevolezza centroamericana che ogni giorno di più cresce dentro di me.
Queste quaranta milioni di persone che riempiono la terra che va da Guatemala a Panama, passando per Belize, Honduras, Salvador, Costa Rica e Nicaragua. Questi popoli, fratelli nelle loro diversità, che sempre meno interessano alla cultura di massa e agli organismi internazionali. Queste tante etnie, miscugli, unicità organiche.
Oggi sono stati uccisi tre deputati salvadoregni del parlamento centroamericano. Quotidianamente persone fanno barricate in alcuni paesi di Nicaragua perché, come spesso, l’acqua non arriva, perché l’elettricità non c’è. Oggi, come sempre, le signore preparano il gallo pinto e puliscono per bene il patio di fronte a casa. Oggi sono pensieroso, stanco di confrontarmi con dinamiche a spirale. C’è chi dice..

…una spirale a girare,
tra il mio senso di colpa universale
e tu che mi confondi
le idee che voglio chiare
ora, lascia andarmi fuori,
lascio tutto fuori,
la tranquillità dei ruoli, la via lattea degli errori…

La consapevolezza centroamericana di cui parlo è fatta di persone, di letture, di pianti, di cuori, di coscienza che aumenta ad ogni nuova chiacchiera, faccio mie perplessità, paure e disillusioni, faccio mie le speranze e la voglia di cambiare..

..se non combatto
sarei venuto qui per niente
se perdo
perdo per me stesso
perdo per la voglia
di fuggire via da ogni posto..

Il mio approccio diplomatico e non violento ben complementa l’effervescenza latina, la lucha che qui spesso assume forme ben lontane dalla via gandhiana all’indipendenza, alla verità e all’autocoscienza. Ma questo è il tipo di contributo che posso dare. Ascolto racconti che mi fanno rabbrividire, non si tratta di libri, né di documentari. Si tratta di persone che conosco, di amici, fratelli, perseguiti ingiustamente.
Abbiamo ospitato per un paio di settimane un amico di Oaxaca, un avvocato attivista per i diritti umani. Sorelle, fratelli, la violenza endemica presente nella gestione delle questioni indigene in Messico è sconvolgente, e quindi coinvolgente. Questo uomo è stato rapito, picchiato senza nessuna imputazione, se non quella di essere parte di una organizzazione per i diritti umani delle popolazioni indigene. I racconti degli abusi sulle donne, i bambini picchiati, di tutto ciò non si parla. Né qui, tanto meno lì. Ma i canali per informarsi ci sono, impossibile restare indifferenti. Ipocrita.
Questi fatti non sono ricordi, sono la quotidianità di troppe persone, nella contingenza parliamo di Oaxaca, come può essere la realtà di Guatemala e Salvador. Qui no, Managua, Nicaragua. Qui tutto è pace apparente, troppi anni di guerra hanno divorato le anime delle persone, ormai stanche, desiderose di tranquillità.
La partecipazione all’attività in sostegno al movimento APO di Oaxaca che è stata organizzata dal Movimento Sociale è stata debole. Ascoltare i racconti delle violenze è stato forte. Presentare un documento di protesta all’ambasciatore messicano in Nicaragua reale, effettivo.
L’amico messicano lascia la mia casa, prosegue nel suo viaggio in centroamerica per sensibilizzare le persone a ciò che sta succedendo ad Oaxaca.

Chissà se lo rivedrò,
una volta rimetterà piede in Messico c’è un mandato d’arresto contro di lui.

Suerte hermano

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