lunedì 12 ottobre 2009

Lima

E questa volta il viaggio va piuttosto bene; la stessa compagnia che m’aveva fatto penare tra improbabili ritardi, con una puntualità esagerata parte da Madrid, destinazione Lima. A me Lima proprio non m’attira, sensazione confermata passandoci qualche giorno; tra nebbia ed umidità sembrava di stare a San Dona in inverno, col valore “aggiunto” di un livello di criminalità insostenibile e delle distanze assolutamente impraticabili. Lima ha nove milioni di abitanti, come tutta Bolivia, ricavate le vostre conclusioni sulla comodità del muoversi in cittá.
D’altra parte scopro Barranco, zona bellissima della cittá che da sul mare. D’altra parte, ancora una volta, sconosciuti mi accolgono come un fratello, mi mostrano le bellezze dei loro luoghi, mi danno casa, ci conosciamo e passiamo del bel tempo assieme. Ma è cosi difficile?

In Perú come in tutto il continente il calcio è fonte di dolori di stomaco ma anche di grandi gioie. Una persona non può prescindere dal calcio, e vi assicuro che non è come da noi. È endemico. Dagli “schiavi al re” tutti entrano in una vita parallela, soprattutto quando gioca la nazionale. Ed il Perú, come la Bolivia, sono nettamente le peggiori squadre di Sudamerica, quindi nemmeno dire che regalino grandi soddisfazioni, ma ormai l’ho capito, non è questo il punto. Il giorno in cui sto a Lima c’è Argentina - Perú, partita fondamentale per i gauchos per non restare fuori dal mondiale; si gioca a Buenos Aires. Non farò certo la cronaca della partita, ma vedere la partecipazione nervosa con la quale gli amici peruviani seguono l’incontro, assolutamente irrilevante per la loro nazionale, è pazzesca. Neanche in Germania - Italia al novantaduesimo prima del gol di Grosso ho sentito tanta elettricità. Ed il Perú proprio al novantaduesimo riesce a pareggiare, sull’unica specie d’azione sviluppata in tutta la partita. DELIRIO. Delirio davvero, si rompono pezzi di casa, l’edificio trema perché tutti nei loro appartamenti saltano dicendo Perú! Perú! Ed uno per un secondo pensa che sia l’ennesimo terremoto che con regolarità colpisce la capitale, invece no, è la sua gente terremotata da un gol. L’Argentina é fuori dai mondiali. Dura un minuto, sessanta secondi esatti. In una rocambolesca azione, i cugini segnano, ed il Perú, come quasi sempre, perde. Ma nessuno è triste, perché “si é quasi pareggiato a Buenos Aires”. Tutti spengono la tv contenti, pronti a far festa. Misteri del calcio e degli enzimi che produce.

E infatti si festeggia. Ci mettiamo un’ora e mezza ad andare da dove eravamo al compleanno che ci aspetta. Si arriva in questa zona bene, che come spesso in questi paesi è circondata da muri di sicurezza con reticolato elettrico ed uomini armati. Si, armati. Si festeggia il compleanno di un amico di amici. Ovviamente io mi imbuco allegramente. Ma anche se questi sono peruviani classe alta, non mancano le conversazioni interessanti; cibo buono, eh si, perché oggettivamente, comparata con la cucina boliviana, quella peruviana è nouvelle! E mentre passano le ore cominciano i balli. Ormai memore delle esperienze latine, prima di invitare qualcuna a ballare, domando il permesso, per evitare spiacevoli disguidi, e per fortuna!! Più che in altri paesi, nella circostanza, risulta intricatissima la rete di relazioni per cui, per una ragione o per l’altra ho diritto a ballare solamente con la donna del mio amico, perché chiaro, conoscendomi sa che non ci proverò. Dio mio che paranoici. Si perché l’essere sposato, come avrete capito, non ha nessuna implicazione verso il relazionamento con altre persone, e, diciamolo pure, questo accade da una parte come dall’altra. Per fortuna grazie ai fiumi di Ron Anejo che si bevono la gente si rilassa un attimino e tutto diventa molto più gioviale. Si riesce a ballare con delle fanciulle senza essere accoltellati, e si, come per la cucina, devo dire che a bellezza e capacità di muovere i fianchi, stravincono le peruviane. Ed è una gioia, perché due anni di Bolivia andina, avevano fatto apparire come un sogno il ballare sabroso nicaraguense. E invece no, è proprio in Bolivia che non ce la fanno. Comunque, la serata vedrà sorgere il sole; ed è bello ballare fino a vedere la luce. La festa terminerà verso le sei del mattino, quasi due ore più tardi riusciremo a raggiungere casa dopo l’ennesima traversata della cittá. Pazzesco.

Forza Perú

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