lunedì 5 ottobre 2009

San Donà e la Fiera del Rosario

Mentre la sposa è diventata ormai una dj internazionale apprezzata in America Latina, io torno all’ovile a passare del tempo con l’amata famiglia. Coincidenza volle, per il secondo anno consecutivo, che il ritorno coincida con la storica Fiera del Rosario, appuntamento plurisecolare nato come grande mercato d’animali, poi concentratosi sull’agricoltura con l’avvento dei macchinari ed oggi giorno una scusa per mangiare e bere in abbondanza con gli amici di sempre.
Si perché succede qualcosa al popolo di San Dona nei giorni della fiera. Per una ragione o per l’altra Tutti ritornano a San Dona dai cinque contenenti, dai ventisette paesi membri dell’UE e dalle ventuno regioni italiane. Tutti. C’è chi sostiene che inconsciamente si ritorni fetali tra le braccia di mamma proprio nei giorni che caratterizzano di più il paese (visione romantica in via d’estinzione), c’è chi dice che lo si fa per ottimizzare la possibilità di vedere gente (visione in grande voga figlia dell’ingegneristica del miracolo veneto), c’è chi sostiene che sia una casualità, causale nel suo essere casuale.

Ciò che è certo è che, in questo primo fine settimana di Ottobre, ho visto e abbracciato la stessa quantità di sandonatesi che non vedevo nell’ordine dall’asilo, dalle elementari, dalle medie, dagli anni gloriosi dell’Alé Lastimma (Alé Lastimma Alé OOOOHHHH OOOHHHHH OHHHH OOOOHHH Lastimma Alé), da notti frugali dei tempi andati di Trieste Universitaria. In quei pochi giorni poi si beve la stessa quantità di spritz barra birretta barra vinello barra Jack Cola, che un essere umano spalmerebbe su un anno almeno, domandatelo ai fratelli nicaraguensi che devono ancora riprendersi.

Si perché davvero vi ho visti tutti questa volta, dagli appuntamenti fissi, tipo vedersi con Schilla una volta all’anno per quattro minuti esatti al lato degli austriaci, vedersi con la Lucia sempre più farmacista una volta all’anno per nove secondi e cinquantasei record del mondo. Poi ci sono le sorprese, la Claudia che comunque sa sempre tutto di tutti e continua a sembrare una giovine ragazzina (brava!), Gio con degli occhiali da splatter tarantiniano, Manuel sempre uguale, Tino dottorando, compagni con una pancia piuttosto preoccupante per l’età (chi ha orecchie per intendere..).

Ci sono i mostri, persone che a mala pena avranno qualche anno più di me e sono diventate delle bestie, nel senso che uno ha paura a guardarli, stravolti dalla vita così giovani. Impressionante, pauroso, triste, quale sia la causa proprio non lo so.

Ci sono le nuove generazioni, che come da prassi si dividono in gruppi stagni, i fighetti, gli alternativi fatti, gli alternativi radical-chic, i tossici, insomma, la normale gioventù italiana, ci sono cose che non cambiano. Beh un cambio rispetto alla mia generazione effettivamente c’è.. sono tutti altissimi. Bene! Speriamo non sia il risultato di ormoni che li riempiono fin da bimbi (cfr. gringos-as) ma un naturale processo di crescita del popolo italiano, che fino al secolo scorso era universalmente riconosciuto come tappo, e che ora rischia di avvicinarsi ai vicini imperatori austroungarici.

La città certo cambia, sempre più fashion nel suo essere inevitabilmente provinciale (e certo questo è un valore aggiunto e non una limitante), sempre più piena di fiori che ormai avranno raggiunto con le piste ciclabili il 99% del budget comunale, sempre più interculturale, volenti o no (e magari il 5% del budget dedicato ad attività di conoscenza reciproca non ci starebbe così male), sempre più complessa, come questo mondo globalizzato impone.

E poi c’è la famiglia sempre pronta ad accogliere il figlio perso per il mondo, sempre disponibile a confrontarsi con gli amici del figlio, che quasi inevitabilmente ormai non parlano l’italiano ma grazie a dio risolvono tutto con dei sorrisi che riempiono la terra d’energia. Grazie!

Alla prossima Fiera amici

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